Un anno fa… Tokyo 2020, Mark Cavendish: “Filippo Ganna è un fenomeno. Può vincere in fuga, scalare montagne e passare dalla strada alla pista, ci vuole una mentalità speciale”
Mark Cavendish tesse le lodi del quartetto azzurro vincitore dell’inseguimento a squadre a Tokyo 2020. Il corridore della Deceuninck-QuickStep ha parlato a Discovery della sfida tra Italia e Danimarca e si è soffermato soprattutto sulla prestazione di Filippo Ganna. Il recordman di vittorie al Tour de France (alla pari con Eddy Merckx) ha sottolineato non solo lo straordinario talento del piemontese, ma anche la sua mentalità che gli permette di passare con facilità dalla strada alla pista, dalle fughe alle montagne, passando ovviamente per le cronometro che lo hanno issato in cima al mondo.
“Gli italiani sono partiti molto forte, con i danesi ad inseguire – ha esordito, parlando della gara – Poi sono rientrati ed andati avanti, ma penso che l’Italia abbia sempre contato su Ganna: è campione del mondo a cronometro, ed è un fenomeno. Ha corso l’ultimo chilometro in testa ed ha rubato quasi 3 decimi in ogni giro in cui era davanti. Non è affatto facile, si può solo fargli i complimenti. È bello per l’Italia e per gli appassionati. Sia l’Italia che la Danimarca hanno corso velocissime, ma fare il record del mondo di nuovo oltre alla medaglia d’oro…è davvero speciale”.
Il classe ’85 ha poi insistito nell’elogio del corridore della Ineos Grenadiers: “Filippo Ganna è fortissimo, è ancora giovane, può vincere in fuga, può scalare montagne. Recuperare dalle gare in strada e correre così su pista nell’inseguimento a squadre, inserirsi in un gruppo che sta lavorando insieme da quattro/cinque anni…ci vuole una mentalità ed una preparazione fisica davvero speciali. Questo è il motivo per cui hanno vinto l’oro olimpico”.
Il velocista dell’Isola di Man ha poi sottolineato anche l’importanza che è stata data al ciclismo su pista in Italia negli ultimi anni, a differenza di quanto accadeva fino a pochi anni fa: “La cultura in Italia prevede che i ciclisti aspirino a correre in strada, quindi i corridori di talento prediligevano la carriera professionistica in strada, non pensavano alla pista. Ora c’è un sistema che funziona in tanti paesi, non solo l’Australia e la Gran Bretagna, e stanno impiegando tempo e risorse nel ciclismo in pista. Stiamo vedendo questa disciplina crescere anche fuori dai Giochi Olimpici, e questo spiega le gare spettacolari che stiamo vedendo”.
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